Moda circolare e sostenibilità

7 Marzo 2021

Uno degli argomenti che mi sta interessando di più nell’ultimo periodo riguarda la transizione dell’industria della moda verso una economia circolare digitalizzata, ovvero quella che viene chiamata “circular fashion”.

Se il termine Circular Fashion ti suona nuovo, ti suggerisco questo post su Elle che lo riassume bene

Come scrive Harpers Bazaar è possibile affermare, senza esagerare, che il 2020 è stato l’anno del fashion rental, ovvero degli abiti noleggiati. Una scelta più economica, più sostenibile ed eco-friendly. E, tralasciando per un attimo il tema della sostenibilità, va segnalato che i modelli di noleggio a breve termine (one-shot o in abbonamento) offrono una proposta che convince soprattutto considerando le mutevoli esigenze dei clienti in un scenario in rapida evoluzione come quello della moda.

Sulla scia della forte accelerazione vissuta nel 2020 si stima che, entro il 2023, il mercato del resale sarà valutato 51 miliardi di dollari e il mercato del noleggio 2 miliardi di dollari (qui).

Oggi le parole chiave della moda sono economia circolare e sostenibilità ma i fenomeni del fashion renting e del ri-utilizzo dei capi non sono recenti. Il fashion renting è, infatti, nato nel 2009 in America dall’intuizione di Jennifer Hayman che ha creato la piattaforma Rent the Runway mentre per quanto riguarda il ri-utilizzo di capi e accessori basta pensare ad alcuni nomi noti a tutti come Ebay, Depop, Vestiaire Collective…

Venendo a tempi più recenti, ecco alcune novità degne di nota.

Moda circolare + blockchain = The SwapChain

La piattaforma di sostenibilità del Global Fashion Exchange ha lanciato The SwapChain, un servizio digitale di scambio vestiti che ha l’obiettivo di aumentate la circolarità nella moda. Una vera e propria digital fashion swapping community. Non è tutto qui, la piattaforma usa la tecnologia blockchain per spiegare l’impatto di ogni capo sull’ambiente. Il fondatore del Global Fashion Exchange, Patrick Duffy, ha parlato di “swappertunities”. “By knowing where things come from, who made it, or even who wore it last, provides accurate detailed insights into the garment and its provenance, as well as the impact they, as a consumer, has on the world we live in.” (Forbes)


Fondazioni e Osservatori: i casi di Zalando ed EnelX

Notizia di gennaio, Zalando si è unito alla principale rete per l’economia circolare a livello mondiale aderendo alla Ellen MacArthur Foundation mentre Enel X ha lanciato l’Osservatorio del mondo della moda Italia per misurare e migliorare la circolarità del Made in Italy. ll progetto coinvolgerà circa 50 brand del settore tessile e abbigliamento italiano che verranno analizzati con l’obiettivo di creare un report di circolarità dell’intero ecosistema.


I giganti del retail si buttano nel fashion renting

Se da un lato il fenomeno del fashion renting piace agli utenti perchè possono noleggiare un abito per una serata di gala o la borsa dei sogni, dall’altra parte la questione è fortemente legata alla sharing economy, al trend di ridurre il numero di capi inutilizzati e minimizzare gli sprechi affidandosi al noleggio. Non si parla più di fashion renting ma di eco-renting. Sulla base di questa tendenza circolare H&M ha lanciato il suo primo servizio di noleggio di abbigliamento presso il nuovo negozio Sergels Torgels Torg di Stoccolma e Selfridges (luxury store londinese) ha dato per sei mesi l’opportunità ai suoi clienti di noleggiare abiti per un periodo di 7 giorni grazie alla partnership con Hurr, la nota piattaforma di noleggio del guardaroba. L’evoluzione della tecnologia unita alle difficoltà causate da Covid 19 hanno permesso al mercato del resale di vivere una forte accelerazione. Anche Macy’s, Nordstrom e Walmart scommettono sul mercato di seconda mano, ad esempio Walmart ha annunciato una collaborazione con la piattaforma californiana ThredUp per offrire ai suoi clienti la possibilità di acquistare online da un assortimento di oltre 750.000 capi di abbigliamento e accessori usati.


Blockchain e tracciabilità

Un altro tema delicato da trattare riguarda la crescente richiesta da parte dei consumatori in merito alla trasparenza e tracciabilità dei materiali usati e in questo la blockchain arriva in aiuto. Attraverso la piattaforma Sustainable Brand Platform, infatti, viene erogato un servizio per aiutare i brand emergenti nella valutazione dei loro impatti etici e ambientali attraverso la tecnologia blockchain. L’intuizione è di Idee Brand Platform, fondata nel 2019 a Milano da Claudio Delunas e da Alex Albini, realtà specializzata nell’assistere marchi internazionali del mondo fashion e design nelle aree di merchandising, sviluppo commerciale e distribuzione (approfondisci qui).

Altri due casi interessanti a riguardo sono Lablaco Provenance. Lablaco è una piattaforma di Circular Fashion progettata per creare un nuovo ecosistema per brand e retailer, offrendo un’esperienza di conversazione ai clienti attraverso trasparenza e circolarità. Lablaco offre una soluzione omni-channel a brand e retailer per vendere “collezioni di Impact Design”, ovvero capi sostenibili, prodotti sotto criteri misurabili dell’impatto ambientale e sociale, ma anche per riprendere prodotti usati dai clienti in un sistema a ciclo chiuso tramite storytelling e tracciabilità dei prodotti grazie alla Blockchain (qui l’intervista al founder su Forbes).

Con l’uso della Blockchain il consumatore diventa parte della timeline del capo e, scansionando l’etichetta, può risalire al produttore. Quando il consumatore sceglie di mettere a noleggio un capo o di cederlo, un altro utente si aggiunge alla timeline. Ogni capo diventa quindi digital e tracciabile sulla Blockchain.

In parole semplici, la tecnologia Blockchain aiuta l’economia circolare con sistemi basati sulla registrazione un capo di seconda mano all’interno di un database che poi ne segue tutti i passaggi di proprietà al fine di conoscere l’iter di vita di un capo dopo che è stato abbandonato dal primo proprietario.


Fashion renting + sostenibilità = eco-renting

Un caso italiano che mi incuriosisce è VIC (Very Important Choice). La scelta (choice), in questo caso, è la sostenibilità. Nata nel 2017, è una start-up che offre un servizio di noleggio di capi e accessori sostenibili. VIC si occupa di scouting di brand etici che rispettino tutti i criteri di sostenibilità, dai materiali ai processi produttivi, assegnando loro un indice di sostenibilità. Sul sito scrivono “Ogni volta che utilizzi VIC Ecorenting risparmi 1828 kg di CO2 per l’ambiente, che equivalgono a tenere accesa la luce di una stanza per 1 anno intero.”


Asos lancia una linea ecosostenibile  

Nel 2020 l’ecommerce inglese (che aveva partecipato al Copenhagen Fashion Summit 2018 e creato Centre for Sustainable Fashion, un programma di formazione per i designer in partnership con il London College of Fashion) ha lanciato una collezione uomo e donna pensata per ridimensionare l’impatto dell’industria della moda sull’ambiente. Per meritare l’inserimento in questa collezione ogni capo deve rispettare dei parametri (tra quelli condivisi da Fondazione Ellen MacArthur) e, per trasparenza, tutti i pezzi sono dotati di cartellino con codice QR per conoscere il suo iter di vita.


Fashion Renting: i siti dove noleggiare

Renttherunway è forse il più conosciuto al mondo quando si parla di rent or buy di brand del lusso (da Bottega Veneta a Saint Laurent). Per chi non lo conoscesse ma volesse provarlo è in corso un’offerta di membership da 69 dollari al mese. Questo sito propone, infatti, il servizio su abbonamento (il più amato è quello fino a 8 capi al mese con un costo di 85 dollari/mese per i primi 2 mesi) e anche la possibilità di acquisto one-shot.

Hurr collective è una piattaforma inglese che mi piace tantissimo per lo storytelling e la content curation che c’è attorno a questa bella community (le #HurrGirls in cui mi riconosco) e al marketplace. Mi posso sbilanciare? È il mio preferito!

Revest è il progetto milanese di Costanza Beretta. Un bellissimo showroom nel cuore della città dove coccolarsi e scegliere l’abito da indossare per un’occasione speciale, gli accessori, le scarpe e la borsa. La durata del noleggio si può scegliere, non sono previsti abbonamenti e il costo di noleggio è in base al numero di giorni.

credit: Flawless

Tra gli italiani segnalo due siti che offrono l’opportunità di indossare abiti da sogno a prezzi abbordabili. Il primo che voglio citare è Lovedress che offre la duplice opzione sia in vendita che a noleggio. Si può scegliere tra abiti da sposa o abiti molto eleganti per un’occasione speciale. Il secondo è Drexcode e propone abiti da cerimonia o da cocktail di vari designer (Alberta Ferretti, Ports 1961, Needle&Thread, Blumarine…) sia in vendita che a noleggio.

Anche Dressyoucan è un progetto italiano e ha uno showroom nel cuore di Milano che permette di provare il prodotto (scarpe, accessori, abiti, abiti da sposa e capi sportivi) prima di affittarlo e di risparmiare sulle spese di spedizione. Il capo viene prenotato per un giorno specifico ma il noleggio ha una durata complessiva di 4 giorni (3 notti). L’idea è nata nel 2015 da Caterina Maestro che oggi definisce la sua creatura “l’Airbnb del guardaroba” (come scritto su Forbes qui) ed è entrato nel Fashion tecnology accelerator.

By Rotation, progetto è nato dall’intuizione di Eshita Kabra-Davies, è un’app per noleggiare abiti. Anzi, possiamo dire che è una conscious and self-sustaining community come si legge all’interno del sito.

Pleasedontbuy ideato dal brand italiano Twinset, offre il noleggio di capi per diverse occasioni (dalla cerimonia al party fino a occasioni formali). “Indossare abiti di lusso non significa avere budget illimitati, con PLEASEDONTBUY puoi noleggiare un abito a partire da 40 €”. Al momento non è previsto il servizio online ma è necessario recarsi in boutique a Milano per scegliere l’abito.

Fairbag è un sito italiano specializzato in noleggio di borse di lusso che possono essere affittate per un minimo di 3 giorni, fino a un massimo di 30.

My wardrobehq è uno dei siti più famosi, offre la duplice opzione acquisto second-hand oppure noleggio e propone anche una selezione di abiti da sposa.

Su Villagedeluxe si può comprare e noleggiare abbigliamento, borse e accessori ed è presente una selezione di borse di lusso (da Dior a Chanel).

Reflaunt è una interessante piattaforma che connette i brand del lusso ai marketplace di seconda mano. A trarne beneficio sono anche i consumatori che Alla base c’è una struttura globale e scalabile in cui Reflaunt funge da intermediario. L’utente acquista da uno dei retailer in partnership, quando vuole mettere in circolo il capo lo può fare tornando sul sito del brand e accedendo al suo account, da quel momento il capo viene venduto contemporaneamente su più marketplace.

Di questo brand ho parlato nel post sulla Wearable Technology, si tratta di Lumen Couture. La caratteristica di questo brand è non solo quella di avere dei sensori intelligenti ma anche di essere legato alla circular fashion. grazie al servizio di noleggio degli abiti.

Il table setting a noleggio

Maison Margaux mi piace da matti! È un brand di oggetti di lusso per la tavola. Si possono acquistare o noleggiare set completi per una cena oppure pezzi singoli (piatti, bicchieri e posate).

Tableset luxury rentals è un progetto italiano che propone il noleggio di oggetti per la tavola. Sono stati selezionati prodotti contemporanei e vintage, ognuno proveniente da una cultura e tradizione. L’obiettivo è quello di rendere unico il look delle tavole e realizzare magnifiche mise-en-place per eventi, matrimoni e servizi fotografici.


A chi interessa l’argomento consiglio di scoprire il Circular Fashion Summit, creato da Lorenzo Albrighi and Kuo Shih Yun.



SHARE THIS STORY
COMMENTS
EXPAND
ADD A COMMENT

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie